Apocalisse. Rivelazione della gloria dell'Agnello
Apocalisse. Rivelazione della gloria dell'Agnello
La parola apocalisse (Ap 1,1), trascrizione letterale del termine greco, significa rivelare, togliere il velo che copre una cosa e la nasconde agli occhi. Apocalisse significa, dunque, rivelazione e non catastrofe; è essenzialmente la rivelazione fatta da Dio agli uomini di cose nascoste e che solo Lui conosce.
I profeti sono anzitutto ascoltatori della parola, come ci dice la lettera agli Ebrei: «Dio ha parlato per mezzo dei profeti nel corso della storia e negli ultimi tempi ci ha parlato per mezzo del Figlio Gesù Cristo» (Eb 1,1s). Giovanni è, anzitutto, il Veggente. La rivelazione di Dio gli giunge attraverso visioni. Perciò il verbo vedere riempie i 22 capitoli dell’Apocalisse. E il verbo vedere ci fa venire in mente l’inizio della prima lettera di san Giovanni: «Ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita <...>, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta» (1Gv 1,1-4).
Apocalisse e profezia si integrano. Giovanni, nell’Apocalisse, si presenta come il Veggente e anche come Profeta (1,3; 10,7; 11,18; 22,6.9.18). Il profeta, nell’Antico Testamento, è anzitutto il messaggero e l’interprete della parola di Dio. È l’uomo eletto e inviato da Dio per ricordare e mantenere l’alleanza col suo popolo. Per invitare il popolo alla fedeltà all’alleanza, Dio pone sulla bocca del profeta la sua parola e gli rivela i suoi piani (1Sam 10,1ss; Is 7,14; Ger 28,15ss; 44,29s).
Anche nel cristianesimo delle origini il profeta occupa un posto importante. San Paolo, nella gerarchia dei carismi, colloca la profezia al secondo posto, immediatamente dopo l’apostolo (1Cor 12,28s; Ef 4,11). Ai profeti è affidato il compito di esortare e consolare i fedeli (1Cor 14,2), annunciare, in caso di necessità, il futuro (At 11,28; 21,11) e, fondamentalmente, spiegare alla luce dello Spirito le Scritture (1Pt 1,10ss), scoprendo il «mistero» del «piano di Dio» (1Cor 13,2; Ef 3,5; Rm 16,25), mostrando soprattutto che la morte e la risurrezione di Cristo si sono realizzate «secondo le Scritture».
Nell’Antico Testamento è YHWH a chiamare i suoi profeti (Is 6,8ss; Ger 1,4ss; Ez 1,1), ora il profeta Giovanni (22,9) è chiamato da Gesù Cristo (1,9-20), poiché è inviato ad annunciare «la rivelazione di Gesù Cristo» (1,1).
dalla Presentazione