Credo Simbolo della fede della Chiesa (il)
Credo Simbolo della fede della Chiesa (il)
Sussidio per la preparazione degli articoli del Credo e della Catechesi;
in appendice Catechismo della Chiesa Cattolica;
commento dei Padri della Chiesa.
...La prima e l’ultima parola del Credo – credo e amen – abbracciano tutto il contenuto tra esse racchiuso: esprimono l’abbandono del credente al fondamento che lo sostiene e gli permette di restare saldamente e fiduciosamente in Dio Padre, grazie a Gesù Cristo, mediante lo Spirito Santo, presente nella Chiesa, che lo ha fatto nascere alla fede ricevuta e fedelmente confessata.
Ma oggi, per «conservare la fede» (1Tm 1,19), è necessaria una fede adulta, «cristiani saldi nell’essenziale e umilmente felici nella loro fede». Questi cristiani, «nutriti dalle parole della fede» (1Tm 4,6), «saldamente fondati in essa» (Col 1,23), «manterranno ferma la professione della loro fede» (Eb 4,14), e «combattendo la buona battaglia della fede, raggiungeranno la vita eterna alla quale sono stati chiamati e per la quale hanno fatto la loro bella professione di fede davanti a molti testimoni» (1Tm 6,12), come lo stesso Cristo davanti a Ponzio Pilato (v. 13).
Nel nostro mondo secolarizzato, pluralista e tecnico «l’ateismo è uno dei fenomeni più gravi». E, come riconosce il Concilio, «nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione» (GS, 19).
Per questo, conoscere la fede che professiamo e vivere in conformità con la fede professata è la risposta necessaria per una nuova evangelizzazione del nostro mondo:
Il rimedio all’ateismo lo si deve attendere sia dall’esposizione conveniente della dottrina della Chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri. La Chiesa infatti ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito Santo. Ciò si otterrà anzitutto con la testimonianza di una fede viva e matura, vale a dire opportunamente educata alla capacità di guardare in faccia con lucidità alle difficoltà per superarle. Di una fede simile hanno dato e danno testimonianza sublime moltissimi martiri. Questa fede deve manifestare la sua fecondità, col penetrare l’intera vita dei credenti (GS 31).
La confessione della fede offre, oggi come ieri, senso e speranza alla vita; la memoria proclamata della fedeltà di Dio è la garanzia della vita eterna sperata. Vivere in concordanza di cuore e di vita con la fede creduta e proclamata è già un anticipo di questa vita. Leggiamo nel profeta Isaia: «Se non crederete, non avrete stabilità» (Is 7,9), non sussisterete. La radice mn (amen) esprime l’idea di solidità, fermezza, fondamento; di qui il suo significato di confidare, fidarsi, abbandonarsi a qualcuno, credere in lui. La fede è un aggrapparsi a Dio, in cui l’uomo trova un solido appoggio per tutta la sua vita presente e futura. La fede è un restare in piedi fiduciosamente sulla roccia della parola di Dio.
La fede non è un “interrogativo”, ma una certezza e sicurezza; non è “un salto nel vuoto” o “nell’abisso infinito”, ma l’appoggio fermo nella fedeltà salvifica di Dio, che è fedele, roccia ferma; chi ha sperimentato il suo amore eterno e fedele può dargli credito con il suo amen. La parola hemunáh (fede) deriva dalla radice verbale amán (essere fermo, sicuro, fidato). Il credente in Dio è colui che si appoggia totalmente a lui, confidando pienamente nella sua fedeltà (émeth). Dio è fedele, è la roccia; la sua fedeltà dura per sempre (Dt 32,4; Is 26,4; Sal 100,5; 89,2-3.25.34; 98,3; 117).
Dio, rivelandosi in Cristo incarnato, proietta una luce che chiarisce il mistero dell’uomo. Conoscere e professare la fede in Dio dà, perciò, certezza e sicurezza all’uomo, svelandogli il senso ultimo della sua esistenza: la «vita eterna», come conclude il Credo.
Trasmettere la fede alle nuove generazioni e testimoniare la propria identità di credente in una società che ha cancellato da essa le impronte di Dio, è la missione del cristiano.
«La catechesi è stata considerata sempre dalla Chiesa come uno dei suoi compiti più importanti». E oggi, come ripete continuamente Giovanni Paolo II, è necessaria una «catechesi permanente» degli adulti, poiché devono «essere reiniziati ad una fede adulta coloro che, per diverse circostanze, furono insufficientemente o per niente educati alla fede e, in quanto tali, sono veri catecumeni».
È la missione affidata dal Signore Risorto: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19s).
La Chiesa esegue l’ordine del Signore nell’evangelizzazione, attraverso la quale la fede iniziale si rafforza e matura, conducendo i credenti ad approfondire la conoscenza di Gesù Cristo e a viverne il mistero, perché vivano nel mondo come cristiani.
Con queste pagine vorrei aiutare a penetrare nel senso di questa confessione originale della fede che è il Credo apostolico, perché i credenti di oggi, «illuminati gli occhi della mente, comprendano a quale speranza sono stati chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la loro eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli... e lo ha costituito Capo della Chiesa, la quale è il suo corpo» (cfr. Ef 1,15-23). La fede, come esperienza di amore, porta in sé il desiderio di comprensione: «Quando io recito il Credo, mi pare ragionevole che mi renda conto e sappia ciò che credo»...
dall'Introduzione