Crocifisso per la sua debolezza
Crocifisso per la sua debolezza
“Guarda cosa adorano!”
Il 20 Agosto del 2002, all’interno di un’antica Cattedrale, la polizia ha requisito una telecamera e reso pubblici i commenti riguardanti la croce dell’altare maggiore, di un gruppo di musulmani immigrati.
Quattro marocchini sprovveduti e un impensato intervento dei carabinieri hanno improvvisamente restituito all’Occidente “cristiano” insonnolito l’antico scandalo dei pagani di fronte alla Croce di Cristo.
“Guarda che roba adorano!”
Un oggetto, da secoli sotto i nostri occhi, fin troppo parte della nostra quotidianità, del nostro arredamento e del nostro vestire, al quale non facciamo più caso, ci viene restituito nella sua reale dimensione, che è quella di una scandalosa provocazione di ogni “buon gusto”.
Il cadavere di un uomo giustiziato, appeso al patibolo: ecco il cuore del cristianesimo!
Il 16 Settembre 2002 l’Unione Musulmani d’Italia ha diffidato, con un proprio comunicato ufficiale, il governo italiano invitandolo a rimuovere dai luoghi pubblici la “macabra raffigurazione del cadavere in miniatura” che è “il cosiddetto crocifisso”, dicendosi intenzionata a ricorrere alla magistratura in caso di diniego.
Le prime generazioni cristiane dovevano avere ben chiaro lo scandalo, anche estetico rappresentato dalla croce di Cristo, in special modo per le persone religiose.
“Guarda che roba adorano!”.
La nuova invasione dei barbari, con le loro religioni umane, carnali, ci restituisce, non foss’altro, la freschezza dello “scandalum crucis” e forse anche, più profondamente, la consapevolezza che anche il mondo cristiano ne è scandalizzato.
Beato chi non si scandalizzerà di me!
Quanti sono oggi, nella cristianità, i detentori di questa beatitudine? Certo, lo scandalo che la croce suscita ovunque non è per i “cristiani” superficiale ed esteriore come per i pagani, ma è spesso sostanziale, profondo, infinitamente più serio.
È l’agire di Dio che risulta inaccettabile, la sua economia di salvezza che rifiutiamo nel profondo, la rivelazione della sua essenza, espressa pienamente dalla croce, che non sopportiamo!
Alla stregua dei musulmani e di tutti gli uomini religiosi, amiamo raffigurarci Dio a nostra immagine e somiglianza, ma non sopportiamo la rivelazione del Dio “totalmente altro” rispetto ai nostri canoni teologici ed estetici. Un Dio che è come vuole lui, non come noi ragionevolmente ci aspettiamo che sia. Il Dio di Gesù Cristo, insomma, il Dio crocifisso!
Può mai Dio essere crocifisso? Appunto!
La familiarità che fin da piccoli abbiamo con il simbolo cristiano per eccellenza può renderci ciechi riguardo al suo reale contenuto ed insensibili alla sua portata rivoluzionaria.
Vaccinati contro la croce o cristiani?
Inutile indignarsi più di tanto con chi definisce con parole oscene il crocifisso, se poi nella cosiddetta “vita di ogni giorno” è precisamente quello il valore attribuito, quella la stima in cui si tiene il tipo di amore che Dio ha voluto rivelare in Gesù Cristo crocifisso.
Quale tipo di amore? Ce ne sono forse tanti?
No, no: ce n’è uno solo: il crocifisso appunto!
Per sapere se lo si frequenta questo amore, questo crocifisso, converrà chiedersi se ci si è mai fatti crocifiggere per qualcuno, perdonandolo di cuore e preoccupandosi che non venga punito.
Per saperlo converrà chiedersi in che stima si hanno la sofferenza, il dolore, l’infamia che la croce comporta.
A chi non è nemico della croce di Cristo, a chi la riconosce come la via regale, potrà mai essere, ad esempio, di qualche utilità il divorzio?
Potrà mai servire a chi adora davvero nel suo cuore questa croce, l’eutanasia?
Potrà mai rispondere sparando una comunità cristiana a chi, in Nigeria, in India, ovunque la aggredisce facendone scempio, senza con ciò dichiarare al mondo che cristiana appunto non è?
Molto prima e in modo molto più radicale di quanto non lo stiano facendo i musulmani in Italia, incoraggiati e sostenuti dalle nostre democrazie laiche, sono state le “nazioni cristiane” a rovesciare sulla croce di Cristo tutto il loro disprezzo e il loro rifiuto.
È un rifiuto, un disprezzo, che si ammantano di nomi altisonanti, come “conquiste di civiltà”, “qualità della vita”, “diritti civili”, “legittima difesa”...
Non si usano, da noi, contro la croce, scurrilità e bestemmie esplicite; è un rifiuto coperto, un odio gentile, un disprezzo che cova sotto l’omaggio formale.
La croce di Cristo è umiliazione, perdono, valorizzazione del dolore, sacrificio... Insomma, tutto quanto non è “in”!
Una pazzia, certo! Ma nessuno potrà mai dire di essere discepolo di Gesù, connaturato in lui, “alter Christus”, insomma cristiano, finché non avrà vissuto questa avventura, quella della croce di lui. Finché non sarà stato crocifisso insieme con lui, come potrà provare che è davvero risorto?
Non è più tempo di mezze luci. Vengono da ogni parte a rinfacciarci lo scandalo causato dalla croce, a mettercelo sotto il naso, finché non lo vediamo... Ma se noi stessi ne siamo inconsapevolmente scandalizzati, potremo al massimo denunciarli per bestemmia... ridicolo! Ma non potremo mai dimostrare a nessuno che questa “roba” è quello che Dio ha scelto per salvare tutti, in tutti i tempi... Nessuno escluso.
La stoltezza della predicazione si impone, in tutta la sua urgenza: “urget nos”!
Quello che segue è un racconto, un po’ per bambini, un po’ per grandi, che si srotola su un tappeto di Parola di Dio e di parole dei Padri, con l’intento di condurre per mano i grandi divenuti bambini a “guardare colui che hanno trafitto”.
È il racconto di un uomo che si imbatte nella croce di Cristo e ha un po’ di tempo e un posto preparato per lui per guardarla.
Soltanto in minima parte, Anania è un personaggio storico. Il resto è storia mia e tua. Spero.
L’autore