Figlio come si credeva di Giuseppe
Figlio come si credeva di Giuseppe
“Giuseppe”, inteso come nome, è ormai desueto. I genitori, anche cristiani, lo trovano démodé, meridionale, vecchio. È un segno, forse il più piccolo ma non il meno significativo, della scristianizzazione in atto nell’occidente “cristiano”. Se Gesù, infatti, non fosse «il Cristo, il Figlio del Dio vivente», tutta la vicenda di Giuseppe sarebbe un assurdo, una pia favola, anche un po’ ridicola… Così, mentre Abramo, Isacco, Giacobbe e gli altri patriarchi antichi, se non come nomi di battesimo, almeno come paradigmi della fede, sono stati rilanciati dalla nuova centralità della Bibbia provocata dal Concilio, Giuseppe è rimasto in ombra, forse anche a causa dell’interesse esclusivamente devozionale di cui era circondato in passato. Del resto, stare in ombra è sempre stata la sua specialità: all’ombra, beninteso, di cui parla il Siracide a proposito del saggio, l’ombra della Sapienza (cf. Sir 14,27).
Questo libretto non intende “rilanciare” Giuseppe di Nàzaret, che, a dire il vero, non ne ha e certamente non ne sente il bisogno.
È un invito piuttosto ad unirsi a lui, per entrare nell’ombra in cui lui felicemente sta, quella del Diletto.
Come è scritto:
«Alla sua ombra desiderata mi siedo,
è dolce il suo frutto al mio palato»! (Ct 2,3)