Salmi 101-150 (i)
Salmi 101-150 (i)
Inserendosi vitalmente nella tradizione orante degli ebrei, i cristiani impararono a pregare raccontando i magnalia Dei, cioè le grandi meraviglie compiute da Dio sia nella creazione del mondo e dell’umanità, sia nella storia di Israele e della Chiesa. Questa forma di preghiera attinta alla Scrittura, non esclude certo espressioni più libere, e queste continueranno non solo a caratterizzare la preghiera personale, ma anche ad arricchire la stessa preghiera liturgica, ad esempio con inni e tropari.
Il libro del Salterio rimane comunque la fonte ideale della preghiera cristiana, e ad esso continuerà ad ispirarsi la Chiesa nel nuovo Millennio.
Cantando i Salmi, il cristiano sperimenta una sorta di sintonia fra lo Spirito presente nelle Scritture e lo Spirito dimorante in lui per la grazia battesimale. Più che pregare con proprie parole, egli si fa eco di quei «gemiti inesprimibili» di cui parla san Paolo (cfr. Rm 8,26), con i quali lo Spirito del Signore spinge i credenti ad unirsi all’invocazione caratteristica di Gesù: «Abbà, Padre!».
Giovanni Paolo II